IL GHETTO DI BARANZATE HD

19.02.2018
IL GHETTO DI BARANZATE Ventidue anni di assenza delle amministrazioni e la situazione diventa insostenibile. Prima era comune di Bollate poi diventa comune di Baranzate, ma la solfa non cambia. Tutte le amministrazioni che si sono succedute negli ultimi 22 anni hanno fatto orecchie da mercante alle continue e disperate richieste di aiuto da parte dei residenti in via Aquileia 12 e oggi la situazione è tragica. Un esempio lampante della distanza abissale che separa cittadini e istituzioni sorde e cieche di fronte a casi come questo dove un problema privato, in assenza di controllo e assistenza da parte dell’amministrazione comunale, si trasforma in un problema pubblico. Un condominio di circa 400 residenti in 132 appartamenti, riceve un’ordinanza la nr. 88 del 11/06/1996 del comune di Bollate in cui si impone la messa in sicurezza di alcune zone dello stabile e i lavori di consolidamento statico dello stesso. A questa sono seguite altre ordinanze riguardanti obblighi relativi a parti comuni e individuali del condominio. I lavori vengono sospesi nel 2005 per mancanza di fondi. Dalla prima ordinanza all’interruzione dei lavori, i condomini erano sospesi tra la minaccia di sgombero e un’amministrazione condominiale mai indirizzata alla tutela dei condomini che avevano sborsato somme ingenti (da un minimo di 32 ad un massimo di 86 milioni di lire) per un totale di oltre 1.600.000 euro. Il comune di Bollate, al centro di controversie promosse dall’amministratore, aveva forse la possibilità di intervenire soprattutto quando l’amministratore ostacolava i controlli sui lavori, ma non lo ha fatto. Dal 2002 le giunte del neonato comune di Baranzate non sono mai intervenute in modo efficace e completo per modificare lo stato delle cose. E così anno dopo anno il degrado avanza, come in un circuito vizioso: il palazzo diventa sempre più fatiscente, i debiti del condominio si accumulano, alcuni proprietari iniziano a non pagare anche le spese ordinarie, le case vanno all’asta e molte non vengono neppure vendute, iniziano le occupazioni abusive, con relativi subaffitti, si insediano spacciatori, delinquenti di ogni genere che trasformano il palazzo in zona di smercio, e intanto le condizioni dello stabile peggiorano mostrando crepe, crolli, gravi problemi di staticità. Un gatto che si morde la coda. Per non farsi mancare nulla il sindaco scarica sui proprietari onesti e incolpevoli la responsabilità di farsi emettere un certificato di abitabilità pur sapendo che questo costerà ai proprietari una ingente spesa in lavori necessari che non possono sostenere visti i debiti già in essere, e soprattutto tenendo conto che sono rimasti pochi i proprietari di casa determinati a cambiare le cose, mentre nella maggior parte si tratta di abusivi, malviventi e opportunisti. Tutto ciò comprensibile visto lo stato di degrado e di insicurezza che ha spinto nei decenni molti a lasciare il palazzo senza versare le spese ritenute ingiuste per i risultati pessimi ottenuti. Come

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