‘NDRANGHETA: GUARDIA DI FINANZA, CARABINIERI E DIA SEQUESTRANO L’INGENTE PATRIMONIO DI QUATTRO NOTI HD

19.11.2019
‘NDRANGHETA: GUARDIA DI FINANZA, CARABINIERI E DIA SEQUESTRANO L’INGENTE PATRIMONIO DI QUATTRO NOTI IMPRENDITORI REGGINI CONTIGUI ALLA ‘NDRANGHETA CITTADINA. OLTRE 200 MILIONI DI EURO IL VALORE DEI BENI ILLECITAMENTE ACCUMULATI E SOTTOPOSTI A MISURA PATRIMONIALE. ‘NDRANGHETA: GUARDIA DI FINANZA, CARABINIERI E DIA SEQUESTRANO L’INGENTE PATRIMONIO DI QUATTRO NOTI IMPRENDITORI REGGINI CONTIGUI ALLA ‘NDRANGHETA CITTADINA. OLTRE 200 MILIONI DI EURO IL VALORE DEI BENI ILLECITAMENTE ACCUMULATI E SOTTOPOSTI A MISURA PATRIMONIALE. Militari dei Comandi Provinciali della Guardia di Finanza e dei Carabinieri di Reggio Calabria, unitamente a personale del locale Centro Operativo della Direzione Investigativa Antimafia, e del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata della Guardia di Finanza, con il coordinamento della locale Procura della Repubblica - Direzione Distrettuale Antimafia, diretta dal Procuratore Capo Giovanni Bombardieri, hanno eseguito provvedimenti emessi dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria - presieduta dalla Dott.ssa Ornella Pastore - su richiesta del Procuratore Aggiunto Calogero Gaetano Paci e dei Sostituti Procuratori Walter Ignazitto e Stefano Musolino, che dispongono l’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale del sequestro su compendi societari, beni mobili e immobili, nonché rapporti finanziari per un valore complessivo stimato superiore a 200 milioni di euro riconducibili ai noti imprenditori edili reggini GIORDANO Andrea Francesco cl.’51, SURACE Michele cl. ’57, SURACE Giuseppe cl. ’84 e FICARA Carmelo, cl. ’56, indiziati di appartenenza/contiguità alle note cosche reggine dei “Tegano” e “De Stefano”. I predetti imprenditori erano stati tratti in arresto, in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa su proposta della Procura della Repubblica DDA di Reggio Calabria nell’ambito dell’operazione “Monopoli” condotta dal Comando Provinciale dei Carabinieri di Reggio Calabria, all’esito della quale - nel 2018 - erano stati raggiunti da provvedimenti restrittivi personali per i reati - tra gli altri - di cui all’art. 416 bis c.p. (associazione per delinquere di tipo mafioso), 12 quinquies D.L. 306/92 (oggi 512 bis c.p.) (trasferimento fraudolento di valori) e art. 648 ter 1 c.p. (autoriciclaggio) aggravati dall’agevolazione mafiosa di cui all’art. 7 D.L. 152/1991 (oggi 416 bis 1 c.p.), nonché reali, su compendi aziendali di imprese/società, beni mobili e immobili, per un valore complessivo stimato in 50 milioni di euro. Al riguardo, l’attività investigativa, avviata nel febbraio 2017 dai militari del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Reggio Calabria, ha fatto luce su un sistema di cointeressenze criminali, coltivate da imprenditori reggini che, sfruttando l’appoggio delle più temibili cosche cittadine, erano riusciti ad accumulare, in modo del tutto illecito, enormi profitti prontamente riciclati in fiorenti e diversificate attivi

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